2021.05.07    -    EPISODIO #12

George Yabu and Glenn Pushelberg

Amagansett, NY | Architects and Designers

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Un episodio speciale ambientato ad Amagansett, New York. I due designer canadesi, soci fondatori di Yabu Pushelberg, ci accolgono nella loro casa al mare, rilasciando un'intervista sul loro background, identità progettuale, con un focus speciale sul divano Surf.

2021
07.05

EPISODIO #12

George Yabu and Glenn Pushelberg

Amagansett, NY | Architects and Designers

Un episodio speciale ambientato ad Amagansett, New York. I due designer canadesi, soci fondatori di Yabu Pushelberg, ci accolgono nella loro casa al mare, rilasciando un'intervista sul loro background, identità progettuale, con un focus speciale sul divano Surf.

1 | Il vostro studio è un’azienda di design di fama internazionale. Come ha avuto inizio?

Glenn: Sa, è divertente... azienda di design internazionale, sembra un processo rapido, no? Ma in realtà siamo cresciuti lentamente. Passo dopo passo, un pezzo alla volta [...]. La nostra passione non è il business, la nostra passione è il design, ed è per quello che si viene riconosciuti. Si inizia con progetti molto semplici, e mentre si impara il mestiere si viene invitati a fare cose più complesse.

2 | Come avete fatto ad arrivare dove siete oggi? Qual è il segreto del vostro successo?

2 | Come avete fatto ad arrivare dove siete oggi? Qual è il segreto del vostro successo?

George: Siamo spinti dalla curiosità. All’inizio eravamo solo George e Glenn che facevano il loro lavoro. Tutto d’un tratto ci siamo trovati ad assumere personale, e abbiamo capito che come datori di lavoro avevamo una responsabilità. Quindi abbiamo pensato che fosse il caso di iniziare a guadagnare per poter dare uno stipendio ai nostri dipendenti in modo continuativo. [...]

3 | Quali architetti vi hanno ispirato?

George: Nel periodo della nostra crescita a Toronto era in voga il Movimento Moderno puro, e uno degli ultimi edifici progettati da Mies van der Rohe si trovava proprio a Toronto, il Toronto-Dominion Centre. Era un Seagram Building più raffinato, l’incarnazione del design Bauhaus, per il quale l’architetto è anche noto, ma aveva più movimento, con torri di diverse dimensioni. Tutto era perfetto. Quello ci ispirò molto.

Ogni particolare, fino agli arredamenti, era stato progettato, ed è quello che facciamo anche noi ora nel nostro lavoro. Lavoriamo al design dell’arredamento, degli interni, dell’architettura, del paesaggio e a volte del modello unitario.

4 | Ritenete che i valori incarnati dal Gruppo Molteni (azienda a conduzione familiare, tradizione, eredità) siano importanti nel mondo del design?

George: Molteni è una società molto speciale, è ancora un’azienda a conduzione familiare. Sono molto fieri della loro capacità di progettare le cose fin nel minimo dettaglio. Per il fatto di essere un’azienda a conduzione familiare, e di non far parte invece di un hedge fund che ha acquisito una società “italiana”, hanno ancora quella passione e quella motivazione. [...] Molteni resta assolutamente fedele ai principi del suo DNA. E quindi i prodotti sono davvero intramontabili.

Glenn: C’è razionalismo, ma c’è anche un senso di bellezza intrinseca. E quelli sono principi che tutti conosciamo, e che condividiamo. L’attenzione al dettaglio, le cose stilizzate, belle.

5 | Quali sono i vostri articoli di Molteni&C|Dada preferiti e perché?

5 | Quali sono i vostri articoli di Molteni&C|Dada preferiti e perché?

Glenn: È difficile sceglierne uno solo di Molteni, ce ne sono così tanti! Ci sono le bellissime cucine, le riproduzioni di Gio Ponti! [...] Ci sono mobili con i quali puoi vivere per sempre. Non sono temporanei, si scrivono la propria storia. George: Ciò che ci attira maggiormente di Molteni è l’intelligenza. Un’intelligenza che è adatta alle nostre esigenze di oggi. Non ci sono dettagli o meccanismi complicati, solo intelligenza funzionale a uno scopo. [...]

6 | Come avete cominciato a collaborare con Molteni&C?

Glenn: Incontrammo Carlo Molteni più di quindici anni fa. Gli spedimmo un bozzetto dicendogli che saremmo arrivati in Italia di lì a tre settimane... allora parliamo del bozzetto! Era così socievole! Tre settimane dopo aveva l’isola esposta con orgoglio nel suo showroom.

George: Amo quella motivazione, ambizione e passione che gli fanno dire “Facciamolo!”, perché ama le sfide.

Glenn: Quello fu il nostro primo approccio alla creazione di oggetti, grazie all’opportunità che Carlo ci diede quasi per caso. E poco dopo Carlo disse: “Perché non mi disegnate un divano?”, ma in quel momento non eravamo pronti.

7 | Ma poi lo siete stati, e avete collaborato con Molteni&C per il vostro divano Surf, che fu presentato all’edizione 2019 del Salone del Mobile di Milano.

George: Sì, ma abbiamo aspettato un po’ di anni. Successe quando ci chiese cosa ne pensassimo del nuovo divano di Molteni disegnato da Jean Nouvel, un’incantevole fionda in pelle con triangoli incisi al laser, su un telaio in acciaio. Era davvero bellissimo, ma persi il bottone della tasca posteriore mentre ci ero seduto, perché era rimasto incastrato nei tagli laser. Quando glielo dissi, lui mi rispose: “Se sei così bravo, disegnane tu uno nuovo.” [...]

8 | Come siete arrivati al suo design unico?

Glenn: Quando abbiamo cominciato a pensare a Surf, stavamo ammirando questo magnifico panorama sull’Oceano Atlantico, pensando al surf, a come la sabbia si muova avanti e indietro, come le dune. Quella fluidità ci ha ispirati. Il divano si inserisce in modo naturale in questo contesto, perché è una risposta a quello che c’è là fuori. E la relazione tra il dentro e il fuori è molto importante per noi. Questo concetto si riflette in molti dei nostri lavori.

George: Secondo me, ciò che è davvero unico in Surf nel contesto del design dei divani italiani moderni di oggi è che, in qualche modo, infrange le regole, le convenzioni della modularità nei divani. E questo è essenziale per il DNA di Molteni. La flessibilità è un elemento chiave in molti dei loro prodotti. È modulare, senza dare l’impressione di esserlo. È più amorfo e un po’ più centrale. È un’alternativa.

9 | Dopo il lockdown, gli spazi abitativi hanno acquisito tutta un’altra funzione ed esercitano un nuovo impatto sulla vita di tutti i giorni. Qual è stata la vostra esperienza e cosa ne pensate del futuro?

George: Le nostre vite sono davvero cambiate, per molti aspetti anche in positivo. La prendiamo con filosofia, vediamo il bicchiere mezzo pieno, facendo il meglio che possiamo. [...] Quando ci è concesso di socializzare in un gruppo sicuro, abbiamo bisogno di una sorta di cameratismo nell’arredamento, elementi che coinvolgano davvero le persone e le facciano incontrare. Come il divano, ad esempio: durante la giornata e nel corso della settimana è impiegato in molti modi diversi. È diventato un luogo di incontro, la piazza del proprio soggiorno. Quindi, a un macrolivello aiuta.

Glenn: In generale si diventa più riflessivi e si apprezzano le amicizie, i piccoli gruppi di persone che si hanno attorno. Dà più senso alla vita. Credo che sia una bella cosa.

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