4 | Tuo padre era architetto del suono e dell’acustica e il suo scopo era ottimizzare il suono. Vedi un collegamento con il lavoro di tuo padre?
In un certo senso ero costretta ad ascoltare quello che faceva, ma questo ha influenzato la mia conoscenza di come funziona il suono. Per esempio, che sia per un DJ set, uno spettacolo dal vivo o una sfilata di moda, dedico particolare attenzione dal punto di vista tecnico a dove vanno posizionati gli altoparlanti, come il suono risuonerebbe nello spazio. Tutto questo per lo più viene sottovalutato negli eventi musicali. Il suono è così importante; proporre musica con un’acustica inadeguata non produrrà alcun impatto sul pubblico. Per questo insisto su come il suono va collocato in ogni cosa che faccio, perché so che può davvero fare la differenza nel risultato finale.
Per esempio chiedo sempre se nella sede dell’evento c’è una moquette o se il pavimento è di calcestruzzo, se ci sono elementi di assorbimento che possono influenzare il risultato finale. Anche nella vita di ogni giorno, per esempio, in un bel ristorante, mi sconcerta constatare che non riusciamo a sentirci l’un l’altro quando parliamo. Prima che arrivi l’antipasto hai già il mal di testa. E questo influisce moltissimo sull’umore.
In questo senso sono una perfezionista. Di solito i DJ set sono perfetti perché si lavora con club e sedi scelte per gli eventi dove c’è chi se ne intende di suono, mentre con le sfilate di moda e gli spettacoli dal vivo è più complicato.