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31.05

2018.05.31

Molteni&C riedita il tavolo progettato da Gio Ponti per l’auditorium del Time&Life Building


Il tavolo D.859.1, utilizzato principalmente come grande tavolo per conferenze, fino a dieci posti, spicca tra gli arredi dell'auditorium per il disegno raffinato ed essenziale.

Molteni&C riedita il tavolo progettato da Gio Ponti per l’auditorium del Time&Life Building

Nel 1959 viene affidato a Gio Ponti l’incarico di progettare l’auditorium annesso al Time&Life Building, al 1271 di Avenue of the Americas a New York, sede della Time Inc., casa editrice di storiche e influenti testate come Time, Life, Fortune, People e Sports Illustrated. Il gotha dell’informazione americana. È l’incarico più importante per Ponti a New York.

Il progetto degli architetti Harrison, Abramovitz & Harris nasce come primo ampliamento dell’area a est del Rockefeller Center, progetto di Raymond Hood, realizzato nel corso degli anni ’30, capolavoro dell’art déco americana. Il committente è ancora Nelson A. Rockefeller, che nel 1957 dà il via ai lavori di scavo. Il Time&Life è completato in tempi record e viene inaugurato nel dicembre 1959. Madrina di eccezione è Marilyn Monroe che al Superintendents’ Club incontra stampa e personalità, decretando il successo del grattacielo.

La torre principale, alta 179 metri con i suoi 48 piani, tutto metallo e vetro, resta il progetto più bello degli architetti Harrison, Abramovitz & Harris, per la sua semplicità e il corretto rapporto tra superfici vetrate e l’acciaio della struttura portante.

L’auditorium è un volume indipendente, collocato sulla terrazza all’ottavo piano del Time&Life Building di Harrison e Abramovitz & Harris, e ha una forma a diamante, cristallina, come i disegni che decorano la copertina del volume “Amate l’Architettura”, pubblicato nel 1957.

Non appartiene all’architettura della torre, ma nello stesso tempo è incorporato all’edificio, attraverso il gioco pontiano del rivestimento: visto dall’alto, il volume si mimetizza con la copertura in ceramica della terrazza, formando insieme un unico disegno piano a grandi triangoli colorati (blu-bianco, blu-grigio, nero).

L’auditorium è stato dismesso e oggi l’intero edificio è in corso di ristrutturazione. Per l’auditorium, Ponti progetta anche tutti gli interni, arredi compresi. Un ingegnoso sistema di pareti mobili, a disegni geometrici in colori vivaci, permette di suddividere il volume in spazi più piccoli, adibiti ad aree reception, lounge o sale da pranzo.

Gli arredi sono in parte fissi, come scrivanie, tavoli, panche, librerie, e in parte mobili per permettere un utilizzo flessibile dello spazio. Tavoli e sedie pieghevoli, diversi oggetti con forme geometriche, corpi illuminanti a parete e soffitto, pavimenti in linoleum, simili a quelli utilizzati nel grattacielo Pirelli, completano l’allestimento. Un ambiente moderno di grande carattere.

 

Il tavolo D.859.1, utilizzato principalmente come grande tavolo per conferenze, fino a dieci posti, spicca tra gli arredi dell’auditorium non solo per le sue imponenti dimensioni, oltre 3,60 m di lunghezza, ma soprattutto per il disegno raffinato ed essenziale. La base trapezoidale si impone per la sua leggerezza e modernità. Un vero e proprio ponte a campata unica, su cui poggia un piano di grandi dimensioni dalla forma affusolata che ne accentua l’aerodinamicità. Realizzato al tempo in frassino massello con puntali in ottone, viene riproposto sia in versione originale sia in un legno dalle tonalità scure, come il frassino nero. Oltre alle dimensioni originali, D.859.1 è disponibile in due dimensioni più contenute che rispettano fedelmente l’armonia e le proporzioni del progetto originale.

 

“In questo edificio si intrecciano quattro temi distinti: la sintesi delle arti, il gioco tra le grandezze di scala, con la contrapposizione di uno spazio ristretto, quasi domestico, alla mole colossale del Grattacielo, la funzione rappresentativa e comunicativa dell’architettura e del design e, infine, i legami con la pubblicità e il capitale.”

Daniel Sherer, “Gio Ponti a New York”, in Espressioni di Gio Ponti, catalogo della mostra, Triennale di Milano, 2011.

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